AFFITTI DURANTE IL CORONAVIRUS”

affitto casa coronavirus

Al momento il credito d’imposta al 60% è solo per negozi e botteghe

Studenti con l’università chiusa, inquilini che potranno perdere il lavoro, i negozi chiusi e inquilini che non incassano.
Con il fermo delle attività è diventato e diventerà difficile pagare i canoni di affitto della casa o l’affitto del negozio.
Ad oggi, quali strumenti ci sono per gestire questa fase drammatica?

L’articolo 65 del decreto legge 18/2020 (Cura Italia) prevede, a favore del conduttore, un credito d’imposta, per l’anno 2020, pari al 60% del canone di locazione relativo al mese di MARZO e solo per l’affitto degli immobili che rientrano nella categoria catastale C/1 (in pratica, botteghe e negozi).

Niente viene detto riguardo l’affitto delle case a studenti o famiglie.
Infatti per le locazioni ad uso abitativo, il decreto Cura Italia NON prevede strumenti legislativi straordinari per gestire le difficoltà economiche delle famiglie e studenti causate dall’emergenza sanitaria.

La strada percorribile tra locatore e locatario è di stipulare e registrare una scrittura privata tra le parti che preveda la riduzione temporanea (per un periodo esplicitamente indicato) dei canoni, dovuta all’emergenza Coronavirus.
La registrazione di questa scrittura entro e non oltre il 31 maggio 2020 consentirebbe non solo di regolare una modifica temporanea tra le parti, ma permetterebbe al proprietario anche di pagare all’Agenzia delle Entrate, le imposte in base ai canoni effettivamente percepiti per il periodo indicato.

Quindi? Cosa ha fatto lo Stato per i proprietari di casa?

Il governo si è dimenticato (o lo ha fatto di proposito) delle locazioni residenziali.

Praticamente l’unica soluzione che resta è un congelamento del canone con successiva rateizzazione di quanto scaduto oppure una rinegoziazione temporanea, tramite una dichiarazione da presentare il 31/05 (per adesso) all’Agenzia delle Entrate.
IN TUTTI E DUE I CASI CHI E’ CHE CI RIMETTE?
La proprietà, il proprietario dell’immobile.
Bisogna considerare però che l’immobile è utilizzato ma le manutenzioni devono essere regolarmente eseguite e le relative spese di condominio devono essere pagate.
Queste spese non sono però differibili.
Riteniamo giusto che il proprietario aiuti il conduttore ma non troviamo giusto che “il prezzo da pagare” ricada solo su di lui.
Consigliamo, ai proprietari degli immobili, di rispondere agli inquilini in difficoltà che i conti saranno fatti a fine emergenza in quanto al momento non si può intravedere una fine dell’emergenza, auspicando un’ aiuto del Governo.
E a fine emergenza?
Potremo sicuramente aiutare i nostri inquilini, valutando situazione per situazione ma non saremo in grado di sopportare sconti troppo grandi e tutti dovranno fare la loro parte.

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